Avreste mai pensato di ritrovare migliaia di opere d’arte rubate dentro grotte di sale?
Altaussee è un piccolo comune delle alpi austriache. A partire dal 1943 la miniera di sale di Altausse divenne il caveau in cui nascondere le opere d’arte rubate da destinare alla collezione personale di Hitler. Nel giro di due anni arrivò a contenere 6577 tele, 230 disegni o acquerelli, 964 stampe e 137 oltre ad altri oggetti di valore.
Nel maggio 1945 i capolavori di Altausse, tra cui la Madonna di Bruges di Michelangelo, rischiarono di saltare in aria. August Eigruber, capo regionale del partito nazista austriaco, aveva fatto depositare nella miniera 8 casse di esplosivo. Sulla base di un’interpretazione personale e restrittiva di un ordine di Hitler era determinato a distruggere la miniera pur di non consegnare i tesori al nemico. Le casse di esplosivo recitavano la scritta “Attenzione, marmo. Non far cadere” per nasconderne il contenuto ai minatori di Altaussee.
A sabotare il piano di Eigruber fu solo l’iniziativa privata di alcuni eroi, tra cui il direttore della miniera e un alto funzionaro nazista presente nel bunker di Hitler: le 8 casse vennero estratte dalla miniera nella notte e un complicato sistema di piccole cariche esplosive face saltare l’ingresso alla miniera, sigillando i tesori fino all’arrivo degli alleati.
Se la guerra avesse avuto un esito diverso, le opere nascoste nella miniera di Altausse sarebbero finite nel museo personale di Adolf Hitler: si sarebbe chiamato Fürhermuseum e sarebbe sorto in Austria, nella cittadina di Linz, la stessa dove era nato. L’ispirazione gli giunse nel 1938 dopo una visita in Italia: conobbe le bellezze architettoniche di Roma e i tesori degli Uffizi di Firenze, dove spese oltre tre ore ad ammirare opere d’arte in compagnia di un Mussolini visibilmente annoiato.
Dopo il viaggio, Hitler era rimaso molto colpito dalle bellezze d’Italia. Considerava Roma la vera capitale di un impero, il modello che avrebbe dovuto ispirare la nuova Berlino, capitale del Reich. Allo stesso tempo il suo impero non sarebbe stato completo senza una “sua” Firenze: un centro culturale paragonabile a quello che cinque secoli prima aveva dato vita al Rinascimento.
Linz sarebbe stata la Firenze del suo Reich. Hitler fece progettare un intero quartiere culturale ispirato al centro della città toscana: un lungofiume con teatro lirico, sala concerti, cinema, biblioteca, il suo mausoleo e ovviamente il Führermuseum, la più grande galleria d’arte del nuovo impero.
Insieme a Berlino, Linz sarebbe stata l’espressione diretta di un imperatore-artista: avrebbe vendicato la mancata ammissione di Hitler all’Accademia di Belle Arti di Vienna e sarebbe rimasta nei secoli a testimoniare la grandezza del Reich, al pari delle rovine romane.