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I volti della scuola di Atene

Dare un volto a personaggi del mondo antico non è affatto semplice: non possiamo basarci sulle fotografie e nemmeno sui ritratti, come potremmo fare per Napoleone o per i sovrani dell’Europa rinascimentale.

Fu così che quando a inizio Cinquecento si trovò a dipingere “La Scuola di Atene”, Raffaello Sanzio non poté ispirarsi a materiale proveniente dall’antica Grecia.Papa Giulio II gli aveva affidato l’incarico di affrescare i suoi nuovi appartamenti e, nella famosa Stanza della Segnatura, Raffaello avrebbe dovuto omaggiare la cultura umanistica dedicando a ogni parete un tema diverso: teologia, filosofia, poesia e giurisprudenza.
Nella parete dedicata alla filosofia, Raffaello si trovò a onorare tutti i più grandi pensatori del mondo classico, riunendo in un’architettura immaginaria filosofi vissuti in luoghi e tempi diversi. Fu così che Raffaello prese in prestito i volti di molti suoi contemporanei.

È vero che dare un volto a personaggi vissuti migliaia di anni prima non è semplice, ma questo dettaglio da solo non spiega la scelta di Raffaello, che al contrario dedicò ai grandi filosofi del mondo antico i volti dei suoi colleghi per dare centralità e dignità alla figura degli artisti moderni.
Raffaello volle anche riconoscere persone di cui aveva stima, come nel caso del collega Michelangelo-Eraclito. Infatti, il personaggio non compare nei disegni preparatori e si sospetta che Raffaello abbia voluto omaggiarlo solo dopo aver visto in anteprima i lavori che il collega stava contemporaneamente eseguendo nella Cappella Sistina.

Oltre a Michelangelo, Raffaello decise di inserire un tributo anche a Leonardo da Vinci, che presta il volto a uno dei due protagonisti dell’affresco, Platone, mentre Aristotele sembrerebbe avere il volto dell’architetto e pittore Bastiano da Sangallo. Raffaello trovò spazio anche per un autoritratto, prestando il suo viso al pittore Apelle.

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