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Pablo Picasso e il furto della Gioconda

Fotografia di Pablo Picasso nell'estate del 1912

22 AGOSTO 1911

Louis Béroud – un artista che copia quadri famosi per rivenderli in città – visita il Louvre per riprodurre la Gioconda. Non vede l’ora di mettersi al lavoro ma quando arriva nella sala dedicata alla Monna Lisa rimane stupito: vede solo dei chiodi appesi al muro.

Avverte subito la guardia di sala assonnata. Il personale del museo si mette alla ricerca dell’opera per diverse ore, convinto che sia impegnata in attività di restauro o in shooting fotografici. Risposta negativa: la Gioconda è stata rubata.

La Gioconda al Louvre con una folla di turisti
La Gioconda al Louvre con una folla di turisti

Scattano immediatamente le misure di sicurezza. Museo chiuso per una settimana, chiusura dei confini nazionali. Membri del personale del Louvre licenziati mentre navi e treni vengono setacciati senza successo.

La polizia inizia a indagare quando un uomo si presenta al Paris-Journal, un giornale che offre ricompense in cambio di informazioni sul furto. Si tratta di Honoré Joseph Géry Pieret e porta con sé una statuetta rubata qualche anno prima al Louvre.

Pieret non ha rubato la Gioconda ma confessa alcuni piccoli furti al museo prima che la polizia risalga a lui. Tra le carte delle confessioni lascia traccia di uno pseudomino di Guillaume Apollinaire, il celebre poeta francese di cui Pieret è stato segretario e amante.

Il poeta Guillaume Apollinaire in una foto del 1913
Il poeta Guillaume Apollinaire in una foto del 1913

La polizia risale ad Apollinaire e lo arresta: il poeta confessa di essere stato coinvolto nei furti di Pieret e fa il nome di un amico, Pablo Picasso. In particolare fa riferimento ad alcune statuette di arte iberica sottratte da Pieret al Louvre quattro anni prima e finite tra le mani del pittore spagnolo.

Picasso viene arrestato e portato a processo. Rivede Apollinaire per la prima volta in tribunale. Picasso è in crisi: piange, si dispera, arriva a negare di conoscere Apollinaire. La scena è surreale ma non ci sono elementi sufficienti per condannare Picasso e Apollinaire. È ugualmente chiaro che i due non abbiano niente a che fare con la scomparsa della Gioconda.

Il responsabile del furto si scoprirà solo due anni più tardi, ma questa è un’altra storia. Il poeta e il pittore vengono scagionati e si dice che questo episodio abbia ispirato una famosa battuta di Picasso:

“Amici, vado al Louvre. Vi serve qualcosa?”

Fotografia di Pablo Picasso nell'estate del 1912

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