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L’invenzione della fotografia

La fotografia, fin da subito ha mostrato le sue grandi potenzialità; usata in tutti i campi, cambiò per sempre il modo di guardare le immagini e la percezione che le persone avevano della realtà. In breve tempo nacque la disputa tra fotografia e pittura; poteva considerarsi arte un’immagine fatta con una macchina? E questa nuova tecnologia avrebbe potuto sostituire la creatività del pittore?

La parola fotografia significa letteralmente “disegnare con la luce” e se è vero che la camera oscura era già stata inventata e veniva utilizzata dagli artisti già dal ‘600 bisogna attendere fino al 1826 per avere la prima foto come la intendiamo noi oggi o quasi.
Siamo a Parigi e Niépce, scienziato e studioso riesce a scattare la prima fotografia utilizzando un foglio di peltro ricoperto da bitume e a fissarla su un supporto: dopo 8 ore di esposizione alla luce, appariva sulla lastra di stagno l’immagine del cortile di casa sua.
Niépce si rende subito conto della portate di tale invenzione ma è  consapevole che bisogna migliorarne il funzionamento., così incomincia a collaborare con Daguerre e nel 1939 nasce il dagherrotipo che permette di avere un’immagine in molto meno tempo.

Nel 1840 il matematico ungherese Josef Petzval realizza il primo obiettivo calcolato matematicamente e nel 1847 il nipote di Niépce produce i primi negativi su vetro con il bianco d’uovo e alogenuro d’argento abbattendo il tempo di esposizione a 10 minuti.

Nel giro di una decina d’anni la fotografia prende sempre più prende e trova applicazione dai ritratti ai reportage di guerra.
Quella della fotografia è un vera e propria rivoluzione che non si può più fermare,
Nel 1861 James Clerk Maxwell  scatta la prima fotografia a colori della storia, sovrapponendo dei filtri rosso, verde e blu, nel 1878  il fotografo inglese Eadweard Muybridge utilizza 24 apparecchi fotografici per realizzare la prima fotografia in movimento che ritrae la corsa di un cavallo.

La storia della fotografia era appena iniziata e avrebbe per sempre cambiato il modo di guardare,  raccontare e comprendere la realtà.

Solo cinquant’anni prima Niépce non poteva neanche immaginare a che cosa aveva dato avvio il suo esperimento; dopo di lui, come in un effetto domino, in ogni parte del mondo qualcuno stava lavorando per migliorare sempre di più quello strumento speciale che oggi portiamo sempre con noi con uno smartphone.

 

Giornata di pioggia, Gustave Caillebotte, 1877
Gustave Caillebotte, pittore parigino dell’Ottocento, riuscì a catturare lo spirito del suo tempo, utilizzando la tela come un obiettivo fotografico.
La sua opera potrebbe essere la scena iniziale di un film: la donna e l’uomo al centro della scena svolgono un ruolo da co-protagonisti, mentre il vero focus dell’opera è la trasformazione urbana della città.
L’uomo sulla strada a destra ci spinge a entrare nel quadro e far parte noi stessi di quella Parigi che veniva trasformata dal nuovo piano urbanistico Haussmann che prevedeva l’ampliamento di vicoli tratti e tortuosi in grandi boulevards.
La composizione con le figure tagliate, impensabili fino a pochi anni prima, dimostrano come la percezione del pubblico comincia a cambiare, le immagini sono sempre più “istantanee”; l’invenzione della fotografia che sembrava minacciare la sopravvivenza della pittura aveva dato invece impulso e linfa nuova ai pittori.

 

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