Il telefono, la radio e la televisione devono la loro nascita all’invenzione del telegrafo.
Il congegno capace di inviare messaggi a distanza tramite segnali venne inventati dopo anni di tentativi, il 24 maggio 1844, da Samuel Morse che mandò il primo messaggio telegrafico della storia: «Che grande cosa ha fatto Dio!».
Qualche decennio dopo, Antonio Meucci depositava il brevetto per quello che sarebbe stato un oggetto rivoluzionario, il telefono. Era il 1871, per il telefono cellulare bisognerà aspettare il 1973, 100 anni dopo!
Ci vollero invece più di 100 anni per riconoscere il merito dell’invenzione a Meucci.
Attribuito per più di un secolo a Alexander Graham Bell, nel 2002 il Congresso degli Stati Uniti ha riconosciuto all’italiano il merito dell’invenzione.
Riavvolgendo il nastro della storia, infatti sappiamo che Antonio Meucci lavorava a un prototipo di telefono già dal 1834 quando viveva a Firenze; trasferitosi prima a Cuba e poi a New York, costruì il primo modello che chiamò telettrofono e che gli permetteva di comunicare con la moglie in un’altra stanza della casa.
Nel 1865 riuscì a costruire un apparecchio perfettamente funzionante, paragonabile ai telefoni di oggi.
Chiamò la sua invenzione Sound Telegraph e depositò un brevetto temporaneo al costo di 10 dollari l’anno perché non poteva permettersi di pagare i 250 dollari per un brevetto definitivo.
Inviò così il suo progetto a diverse compagnie telegrafiche, tra cui la Western Union Telegraph Company in cui lavorava Bell.
La compagnia rifiutò e dichiarò di aver perso persino il materiale ricevuto.
Lo stesso anno Bell depositò il brevetto, aggiudicandosi il riconoscimento di inventore del telefono. A nulla valsero le proteste di Meucci. Il resto della storia a questo punto lo conoscete!
Per i più curiosi, è possibile vedere ancora oggi il telettrofono di Meucci al Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci.
Questa e altre curiosità nell’album Arte&Scienza.
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